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Giovani e social. Emergenza educativa

27/02/2021 11:00
Nella mente dei giovani 
Dall’America all’Italia in 48 ore 4 ragazzini si sono uccisi. 
Il virtuale può trasformare l’atto del percepire in un sentire è un nascondiglio emozionante che da visibilità, esperienze nuove ed 
emozioni forti ma portatore di contenuti talvolta non sani, violenti, autolesionisti. I fatti chiamano gli adulti ad una maggiore presa di 
consapevolezza per l’appropriazione degli strumenti adatti a fronteggiare l’emergenza educativa legata a Social Networks, Yutube, 
Tik Tok, Instagram, Facebook, Video Games. Essi sono portatori di modi di vedere, di pensare, di agire in grado di mettere in 
discussione la vita e la morte. 
 Sono in aumento le situazioni ad alto rischio e le richieste di aiuto, che trovano risposta immediata nell’intervento specialistico e, al 
tempo stesso, alcuni spunti interessanti nelle riflessioni dello studioso esperto del “disagio giovanile” Umberto Galimberti. 
Se da un lato il suicidio dei giovani è una problematica da sempre esistita per gli stravolgimenti tipici della crescita, come possiamo 
aiutare i ragazzi ad affrontare questo attuale periodo di stravolgimenti legati alla pandemia? Come evitare che vedano nel virtuale 
un luogo dove giocare alla vita e con la vita? 
La neuroscienze dimostra che i primi 3 anni di vita sono decisivi alla formazione delle mappe cognitive ed emotive, quelle con cui si 
conosce il mondo e come il mondo risuona dentro. Sono mappe definitive, mentre i contenuti sono sempre in evoluzione. I bambini 
hanno bisogno di essere considerati e visti da subito, nei loro disegni, nelle osservazioni e nelle loro domande “filosofiche” alla ricerca 
dei principi di causalità. Tuttavia, il sistema sociale velocizzato ha determinato una comunicazione carente di quell’ascolto 
complice e capace di sostenere alcuni bisogni profondi, in età scolare l’interesse per il mondo dei social diventa quasi automatico. 
A partire da 11-12 anni, i cambiamenti ormonali che trovano massima espressione in adolescenza, sono qualcosa che cambia la 
percezione del mondo, richiedono un “lavoro impegnativo di trasformazione”, a cui i ragazzi non sono ancora mentalmente pronti, 
non disponendo di una razionalità compiuta, che si realizza intorno ai 20 anni. Diventa indispensabile seguirli da vicino, ripartire 
dall’educazione alla salute del corpo, delle emozioni e sessuale. 
La famiglia e la scuola possono affrontare insieme, solo collaborando, questa grave emergenza: genitori e insegnati, sostenuti da 
addetti ai lavori psicologi ed educatori. Bisogna attrezzarsi partendo dal presupposto che l’apprendimento nasce dall’allineamento 
tra fattori intellettivi ed emotivi. L’insegnante di qualsiasi ordine e grado, seppur preparato, che non ha individuato il modo per 
trasmettere i contenuti a livello emotivo non riuscirà ad arrivare nel profondo degli allievi, realizzerà conoscenze intellettuali ma non 
consapevolezze interiori. Allo stesso modo, il genitore giovanile e amico dei figli, che provvede a tutti i bisogni materiali e pratici, ma 
non ha tempo da dedicare al dialogo con un pizzico di “autorevolezza non autoritaria”, mancherà nel rispondere a quei bisogni di 
sostegno alla struttura mentale ed emotiva dei figli. 
Per non subire passivamente, sosteniamo i bambini e i ragazzi a riconoscere le singole capacità, gli interessi, le passioni e gli strumenti 
indispensabili a progredire verso il futuro in modo concreto ma soprattutto “ascoltiamoli in modo attivo”, mettiamoli nella condizione 
di confidare le loro incertezze, così che possano evitare di provare attrazione verso “un infinito nullo” nel quale precipitare. Se è vero 
che il futuro non attende i giovani come promessa di qualcosa di migliore, è comunque un passaggio necessario. E’ importante che 
loro vengano sostenuti a trovare il coraggio per appropriarsene senza esitare e senza perdere il senso della loro storia di vita. 
Dott.ssa Sabrina Sanfilippo 
Psicologa Psicoterapeuta 
Str, Carmagnola n. 37 
Pinerolo

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