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Cuori connessi: sicurezza informatica che ha visto un collegamento tra 265.915 studenti

12/02/2021 17:00

di Piergiacomo Oderda

“La sfortuna viene dalla bocca e ci rovina/la fortuna viene dal cuore e ci fa onore”. La frase del monaco buddhista Nichiren Daishonin resta in evidenza sotto il titolo “Le Storie” della sezione principale nel libro di Luca Pagliari “#Cuoriconnessi. Cyberbullismo, bullismo e storie di vita online. Tu da che parte stai?” (PubliOne, 2021). Il progetto è realizzato in collaborazione con Polizia di Stato e Unieuro ed è al centro di una giornata dedicata alla sicurezza informatica che ha visto un collegamento tra 265.915 studenti.

Una classe dell’Istituto Avogadro di Torino, forse con un po’ di batticuore, è tra le classi prescelte insieme ad altre quaranta scuole in tutto il territorio nazionale in collegamento audio video. Alle raccomandazioni dei professori Mandarano e Botrugno, si è aggiunta Giorgia Godino, Assistente Capo di Polizia, spesso impegnata tra gli studenti a svelare le insidie celate dalla Rete.

Tornando al collegamento nazionale, l’autore del libro, Luca Pagliari, intervista Franco Gabrielli, Capo della Polizia e Giovanna Boda, Capo Dipartimento per il Ministero dell’Istruzione. Franco Gabrielli non nasconde la sua emozione nel trovarsi di fronte ad una platea studentesca così vasta. Dal 1998, la Polizia ha compreso la necessità di accompagnare «gli internauti». La Rete è divenuta «un rifugio per moltissime persone prevalentemente ragazzi a cui è stata sottratta una parte significativa di socializzazione». Giovanna Boda presenta un video girato da un liceo di Napoli per indicare «l’arma più potente che ciascuno ha nei confronti di questa forma di cyberbullismo», vincere la solitudine. Il concetto di «mettere al centro la sicurezza» per Franco Gabrielli è inteso sia come prevenzione («rendere consapevoli dei rischi») sia come repressione «dell’utilizzo improprio e criminale del web». Emerge una necessità: «le battaglie si fanno insieme, coinvolgendo istituzioni pubbliche, aziende private, genitori, adulti». Il web può essere «più pericoloso di tanti luoghi aperti, vanno messe in atto delle precauzioni». Non è un elemento immateriale, i comportamenti che si tengono hanno ricadute che segnano la vita delle persone.

Luca Pagliari cita Alessia, la ragazza con cui ha girato un docufilm (“Le parole nel cuore”). Va a Nuoro per intervistare la ragazza con lo smartphone. Con semplicità, Alessia racconta di essere stata additata come una ragazza “poco di buono”, di “portare sfiga” solo per una ridicola assonanza col cognome. Pagliari cita “La banalità del male” (H. Arendt, 1963). Eichmann sembrava un uomo piuttosto mediocre eppure è stato un criminale inenarrabile. Chi ha sparso voci su Alessia non si è posto domande sul malessere che avrebbe causato, sui guai in cui si sarebbe cacciato scrivendo tutti i giorni su di lei.

Dopo l’intervento musicale del rapper Revman (Sebastiano Vitale, “Sopra lo stesso social”), Luca Pagliari intervista Giancarlo Nicosanti Monterastelli, amministratore delegato di Unieuro e Nunzia Ciardi, Direttore della Polizia Postale e della Comunicazione. Giancarlo Nicosanti ricorda che la prima edizione del libro “Cuori connessi” ha visto esaurire duecento mila copie, già in diecimila hanno scaricato la seconda edizione. Nunzia Ciardi testimonia lo sforzo di «riuscire a prevenire quella cascata di sofferenza che abbiamo letto nelle parole dei ragazzi». Interviene Camilla, anzia “Cami” come la chiama Pagliari. Anche la sua storia è iniziata «in modo banale». Non vedeva l’ora di partire per il “nuovo viaggio” nelle superiori. Per il solo fatto di portare un busto, «fin dai primi giorni è stata vittima di scherzi, soprannomi, calci nella sedia». Pagliari riprende il filo del racconto, «la vessazione richiede molta applicazione». Le viene diagnosticato in ospedale, «il male di vivere». «Non riuscivo a stare in piedi dal mal di testa, non ce la facevo nemmeno a percorrere il tragitto da casa alla fermata della corriera. I soprannomi, le minacce di morte mi stavano spegnendo». Con la famiglia decidono di rivolgersi in questura. «Avevo paura delle conseguenze, di come avrebbero reagito i miei compagni. Due donne ci hanno accolto e rincuorato».

Nunzia Ciardi ribadisce l’elevarsi della percentuale di rischio, si attesta al 90% la crescita dell’attività di contrasto. Si abbatte l’età di adescamento. Occorre «trovare il coraggio per chiedere aiuto». Vanno coinvolti i genitori, talvolta, sapere che il figlio si trova «nella stanza accanto, non ci fa sentire l’esigenza di controllo».

Nelle foto un incontro con la Polizia di Stato

Piergiacomo Oderda

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