Facebook Twitter Youtube Feed RSS

Incontro vescovo Derio e Carlin Petrini. La comunità "Laudato si" di Pinerolo

14/09/2020 15:19

tutte le foto nella fotogallery qui: https://www.vocepinerolese.it/fotogallery/2020-09-14/incontro-vescovo-derio-carlin-petrini-comunita-laudato-si-pinerolo-18840

Servizio di Piergiacomo Oderda

«Ero stranamente in anticipo» esordisce mons. Olivero nell'intrattenere l'assemblea riunita per festeggiare la nascente “comunità Laudato si'” di Pinerolo. In frazione Serforan, vicino a Tagliaretto, in un cespuglio fiorito, il vescovo scorge una borsa di nylon con una decina di lattine. «E' stato un colpo al cuore!». L'autore del misfatto «la bellezza non l'ha mai vista», «non gli importa nulla delle generazioni che verranno dopo, si sente padrone di questa terra». L'enciclica “Laudato si'” invita a cercare accanto a «grandi, enormi sguardi, le piccole cose che si possono fare». Derio raccoglie le lattine e riflette: «così dovremmo essere, oggi ho tempo, mi fermo, prendo a cuore questa terra per lasciarla migliore a chi viene dopo». Il vescovo ringrazia Francesco Carcioffo di Acea, Sofia D'Agostino e Paola Molino di “Eco del Chisone”. Saluta Marco e Massimo di un'altra comunità “Laudato si'” nascente, quella di Fossano. E' «un buon modo di prendersi cura della Casa Comune, essere di qualcuno è essenziale per vivere. Sono di un paese, di un territorio». E' necessario «lavorare per aiutare a sentirsi parte».

Coordinatore della comunità “Laudato si'” di Pinerolo è don Paolo Scquizzato (pscquizzato@gmail.com) che prende la parola sulla «portata dirompente e profetica» dell'enciclica di papa Francesco, «quando si verifica una profonda crisi con ferite a livello sociale e politico, una possibilità di opporsi è la rivoluzione». Per papa Bergoglio, «di sangue argentino», «l'unico sovvertimento possibile è compiere una rivoluzione interiore della coscienza». Già Gandhi suggeriva che «chi trasforma se stesso trasforma il mondo intero». L'enciclica rappresenta «un forte richiamo alla responsabilità individuale», uomini e donne sono «invitati ad essere loro il cambiamento che desiderano compiersi su questa terra». «Oggi, grazie alle nuove scoperte scientifiche, cresce la consapevolezza che il nostro pianeta sia un organismo vivo; non possiamo trattare la natura ancora per molto tempo come un magazzino a cui attingere». Riprende da Panikkar il termine “ecosofia”, «non siamo un corpo estraneo al tessuto naturale», la natura è «mistero che si rivela poco a poco». I quechua non hanno un sostantivo per definire la natura, si sentono parte integrante, «il clima siamo noi». Cita ancora lo scrittore Jonathan Safran Foer, “nessuno se non noi distruggerà la Terra e nessuno se non noi la salverà. Noi siamo il Diluvio e noi siamo l'Arca”.

L'ospite della serata è Carlin Petrini che ricorda l'incontro avvenuto un paio di anni fa (pag. 2, https://www.vocepinerolese.it/sites/default/files/edizioni/pdf/2018-03.pdf) a Pinerolo con il vescovo di Rieti, Domenico Pompili. L'idea delle comunità “Laudato si'” è nata ad Amatrice (a quattro anni dal terremoto, «non si è costruito nulla, pur essendoci i soldi») per vedere se è possibile realizzare una forma associativa tra credenti e non credenti. Ritenere il documento solo un'enciclica “green” è limitativo, si tratta di «un'enciclica sociale che riguarda la vita di tutti noi, le connessioni tra le scelte individuali e i beni comuni». Ha inciso per la conferenza sul clima di Parigi del 2015, «sulle scelte rispetto alla riduzione della produzione di CO2». Desolate le parole di Petrini, «la situazione è sempre più problematica», un esempio sono le conseguenze dello scioglimento dei ghiacciai. Emerge «l'esigenza di costruire forme di sensibilità, gruppi che attorno a questa tematica portino avanti un forte processo di educazione, di informazione». «Un anno e mezzo fa, una ragazza svedese (Greta Thunberg) su queste tematiche lancia un messaggio chiaro. La nostra generazione non può stare zitta rispetto al futuro che si sta creando. Nel giro di tre mesi questo messaggio è divenuto mondiale, un anno fa è partito un movimento che coinvolge milioni di giovani nel mondo. I giovani ci dicono con forza che non intendono essere i protagonisti di una società in cui il disastro ambientale crea sofferenza e disagio». Diverse università del mondo rilevano «la stretta connessione tra il fenomeno pandemico e la perdita della biodiversità; a livello planetario stiamo perdendo centinaia di specie animali domestiche e selvatiche. Questo depauperamento genera una situazione che produce la crescita di questi virus». Petrini è autore di “Terrafutura. Dialoghi con papa Francesco sull'ecologia integrale” (Giunti-Slow Food editore, 2020). Con entusiasmo osserva che «la natura di quest'uomo nel rapporto personale è incredibile», nel libro emerge «molta parte delle memorie argentine, delle nonne piemontesi», cosa ha significato la migrazione in Argentina. Papa Francesco invita Petrini al Sinodo panamazzonico, alle rimostranze di Petrini che si definisce “agnostico”, il papa gli affibbia l'epiteto di “agnostico pio”, per la sua «pietà per la natura». «Un'esperienza indimenticabile, straordinaria» riferisce Carlin, se ne serve per sintetizzare il suo messaggio in quattro punti, biodiversità, la necessità di una nuova economia, l'educazione, la comunità. L'umanità ha perso il settanta per cento di biodiversità animale e vegetale, secondo la relazione Fao (Food and Agriculture Organization of the United Nations, 2019). «Migliaia di specie di frutta e verdura non ci sono più», creando un problema a livello alimentare. Capita che una pianta o una verdura prendano una malattia, per esempio la filossera per le viti, «se non c'era la vite americana che ha permesso in Langa di fare gli innesti, si sarebbero perse tutte le viti del mondo». Il Sinodo panamazzonico è la cartina di tornasole per difendere non solo la biodiversità della foresta amazzonica ma anche la biodiversità culturale delle popolazioni indigene. «Ho visto un'altra Chiesa che non accetta più di fare proselitismo ma facilita i rapporti interculturali». Il papa auspica che nasca una “chiesa amazzonica” che rispetti la spiritualità e la religiosità di questi uomini. La lettera finale “Querida Amazonia” (2 febbraio 2020) è «documento di straordinaria poesia». Hanno parlato vescovi con diocesi grandi come il Belgio o l'Olanda che raggiungono alcuni posti solo ogni quattro anni dopo otto ore di canoa, è in questione «l'idea di riconoscere ai capifamiglia indigeni la potestà di celebrare sacramenti». Petrini propone che «ogni nostra comunità prenda a cuore una realtà della comunità amazzonica», in particolare le popolazioni indigene urbanizzate, la situazione di povertà e di miseria è indicibile. Bisogna dare una mano a questi preti in prima linea, «questo è il senso di una fratellanza universale, è un modo di realizzare lo spirito rivoluzionario». La vera rivoluzione consiste nel difendere il Creato, «aggredire le cause del depauperamento». La causa principale è il “turbocapitalismo”, si assiste impotenti a quella che papa Francesco chiama “la logica dello scarto”, la «crescita esponenziale di un divario incredibile» tra poveri e ricchi. «Ci manca la diffusione attenta di questo pensiero, non è più possibile continuare con un'economia che non rispetta i deboli». Occorre farla finita con una narrazione del fenomeno migratorio senza la coscienza che «cinquant'anni fa eravamo noi in quella situazione», ventotto milioni di italiani migrati fra cui la famiglia Bergoglio da Portacomaro (At). E' tempo non di competitività ma di cooperazione, non basta un'economia centrata unicamente sul profitto, «occorre rispetto per i beni comuni e implementazione dei beni relazionali». Queste voci non ricorrono nei bilanci classici ma «i beni relazionali hanno un valore enorme dal punto di vista economico». Un economista inglese, Nicolas Stern, ha calcolato come tra gli interventi scientifici di economisti negli ultimi cinque anni (7500) solo 32 sono state le citazioni relative all'ambiente. «Questo è il momento per creare una nuova economia!», anche il papa sostiene che «non usciremo da questa situazione come prima». Petrini utilizza la metafora della casa, «non è possibile risolvere la questione con un'imbiancata, questa casa va ristrutturata!». Questa riflessione vorrebbe che diventasse gioiosa, «non si cambia il mondo con i “magon”»; «deve essere creativa, propositiva, costruire insieme una realtà economica in cui i rapporti interpersonali, di gruppo, tra le diverse comunità sviluppino fiducia». Cita l'adagio piemontese, “Se i veg a pudeisu... se i giuu a saveisu” per ribaltarlo, «i vecchi devono sapere di più in che stato è questo pianeta, prendere coscienza della loro responsabilità» per stare al fianco dei giovani che hanno una coscienza civile più avanzata di certa classe politica. Si tratta non di “comitati” ma di “comunità Laudato si'”, «anche in presenza di sensibilità spirituali diverse, opzioni politiche diverse». Secondo Fritjof Capra, politologo statunitense, «il futuro sarà delle comunità». «Nella comunità c'è la sicurezza affettiva, anche se sbagliamo, sbagliamo insieme». «Avere sui territori, in maniera anche disomogenea, un livello dove questo elemento di condivisione si esprime attraverso forme comunitarie è un obiettivo da perseguire, l'istanza affettiva consente di fare squadra». Non ci sarà una forma gerarchica delle comunità Laudato si, Petrini parla di “austera anarchia”, «la forza di questa realtà sarà la diversità». Cita Sepulveda, la felicità consiste nell'«avere un impegno che nello svolgersi realizzi fino in fondo il senso di fratellanza con gli altri».

 Nelle foto l'incontro a Pinerolo

Piergiacomo Oderda

Commenti