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“Reportage” sull'Associazione “A Campanassa” di Savona

14/08/2020 15:23

 

di Piergiacomo Oderda

Si definisce “fanatica del dialetto” e lo padroneggia davvero come testimonia la poesia che riportiamo al fondo di questo “reportage” sull'Associazione “A Campanassa” di Savona. «Quando ero in crisi o avevo qualcosa di cui sfogarmi, scrivevo in dialetto». Simonetta Bottinelli è la vicepresidente dell'Associazione. Coltivava la sua passione nel gruppo dialettale condotto da Enzo Viglione, le si propose di presentare il libro “Gli Strambotti”. Ammirato, il presidente Cerra le aveva chiesto di entrare in “A Campanassa”.

Riveste il ruolo di responsabile culturale, si occupa di presentazione di libri, della rivista che allora era a cadenza trimestrale. L'appassiona in particolare scrivere su soggetti storici. «Mi piaceva curiosare sulla Savona di una volta, a partire dall'etimologia di una parola». Il presidente attuale è Dante Meringhi, il suo intento è aprire l'Associazione «al mondo, alla città, ai giovani». Ha promosso il rapporto con le scuole, un gemellaggio anche con Genova. La vera passione di Simonetta è la torre del Brandale, anteriore al Mille. Già allora veniva definita “Torre vecchia”, «uno dei simboli della nostra storia, delle nostre origini». Il nome dell'Associazione deriva dalla grande campana di quella torre. «Nel Medioevo, le campane erano il punto di riferimento del paese, si riunivano le persone nei momenti grigi e belli». Subire la denominazione dei Genovesi nel 1528 è stato traumatico, «Savona e Genova erano in grande rivalità», anche la campana è stata manomessa. «Curare questo monumento significa curare la storia della nostra città». L'Associazione entra nella Torre nel maggio del 1924. Simonetta ha coinvolto anche la sua scuola nelle visite guidate (insegna italiano e storia nella scuola secondaria di primo grado). La Torre è stata messa in sicurezza e la si può visitare il sabato mattino dalle 9 alle 12. Una punta d'orgoglio è costituita dall'utenza di “Costa crociere” tra i visitatori del monumento. Le scuole si possono prenotare, ci sono dei volontari e dei soci consiglieri che coordinano l'attività. Una “chicca” è rappresentata dai “giovedì bianchi”, musica sulla Torre nei giovedì di luglio. Il nome “Brandale” ha origine incerta, la tesi più riconosciuta risale ad un toponimo lombardo che evoca il fuoco, in riferimento all'accensione di «falò per permettere alle navi di avvistare la terra e di non incagliarsi». Una delle manifestazioni più sentite per i savonesi è il “Confuoco”, si origina in Liguria nel 1300 quando i liberi Comuni acquisiscono l'autonomia. Si brucia un tronco d'albero ricoperto da rami di alloro e ulivo nella piazza principale, in corrispondenza del Natale e dell'anno nuovo. «Se le fiamme sono alte e diritte», l'anno nuovo sarà propizio, «se invece le fiamme vanno di qua e di là», il pronostico è infausto. La vigilia di Natale si assiste ad una lunga cerimonia, le castellanie intorno portavano due carri con ogni ben di Dio (porcellini, frutta, formaggi), un carro andava al Podestà, l'autorità locale, l'altro all'Abate del popolo, «un anello di congiunzione, “un trait d'union” tra il Podestà e il popolo, cercava di tenere calmo il popolo quando era furibondo con l'autorità». La mattina di Natale, trombettieri e tamburini guidavano il corteo con la popolazione e si assisteva all'incontro dei due personaggi che in dialetto si porgevano il “benvenuto”. Infine, bevevano il loro bicchier di vino di fronte al corteo in festa. E' stata ripresa la cerimonia facendo rivestire al Presidente dell'Associazione il ruolo di Abate del popolo, al sindaco quello del Podestà. Teatro dell'evento è la piazza del Comune (Sisto IV). Ci si scambia gli auguri e si dà fuoco al ceppo, alcuni temerari rubano pezzi dell'albero bruciato e se lo portano  a casa. Tutti gli anni l'Associazione dona al Comune «un vaso di tradizione albisolese». Sull'anfora del 2019 era raffigurato lo sbandieratore con lo stemma di Savona, con i colori bianco e rosso e l'aquila imperiale, «Savona è sempre stata fieramente ghibellina!». Simonetta scrive ancora in dialetto, ha avuto l'onere di mettere insieme un'antologia di poeti contemporanei.

La maschera carnevalesca di Savona, “Cicciulin” ha avuto un momento di grande splendore negli anni Cinquanta. I carnevali allora «non avevano niente da invidiare a quelli di Viareggio». L'origine della maschera risale ancora a quel 1528 quando Genova sottomette Savona. «Eravamo alla fame ma i savonesi hanno fama di avere mille risorse per mettere qualcosa in pentola». Riempiono di sangue di maiale i budelli e fanno il sanguinaccio, in dialetto “cicciulin”, poi cotto con spezie. «I Genovesi ci chiamavano con disprezzo “cicciulin” ma noi lo dicevano con grande orgoglio per essere riusciti a sopravvivere in condizioni precarie». La maschera “Cicciulin” è inserita nel novero delle maschere italiane, è un marinaio che vanta una discendenza da Cristoforo Colombo. L'ideatore è Romeo Bevilacqua, ha disegnato la maschera e l'ha regalata all'Associazione. E' un marinaio sulla sessantina ma aitante che gira per il mondo e sbarca a Savona quando il carnevale è alle porte, viene accolto dall'autorità e da tutte le altre maschere. Al collo porta tre collane, una verde per indicare i comuni della pianura, una marrone per i paesi in altura, una azzurra per la costa. Simonetta si lancia in un messaggio promozionale per “A Campanassa”. «Siamo aperti a tutto il mondo, non più solo a chi parla il nostro dialetto», a tutti quanti abbiano voglia di tradizioni, di folklore. Si conserva quanto è tradizione e storia perché non venga dimenticata. «Accettiamo al nostro interno persone di buona volontà per condividere la nostra passione».

 

Piergiacomo Oderda

A cuxinn-a ecunómica

 

A  l’ha brüxióu tanta le?ňa,

a l’ha scâdóu  grendi e picìn;

a n’ha regalóu  broddi e minestruìn.

U sö scutizzu u fäva cunpagnia

int’e sejann-e d’autünnu

e a ??iamma ch’a baläva,

sciü e zü da-u garbettu,

a rieiva a l’öggiu pensuzu

int’u silensiu d’a nötte.

Ho catóu ‘na stiva növa,

ninte fümme, ne çenne ‘nte l’äja,

… ma, cäa ecunómica,

cun ti se ne van

e man de mè puè surva u fögu.

Simonetta Bottinelli

TRADUZIONE La Cucina Economica

Ha bruciato tanta legna,/ ha scaldato grandi e piccini;/ ci ha regalato brodi e minestroni.//Il suo crepitare ci faceva compagnia/ nelle serate d’autunno/ e la fiamma che ballava,/ su e giù per il buchino,// sorrideva all’occhio pensoso/ nel silenzio della notte.// Ho comprato una stufa nuova,/ niente fumo, né cenere nell’aria,// … ma , cara economica,/ con te se ne vanno/ le mani di mio padre sopra il fuoco.//

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