Facebook Twitter Youtube Feed RSS

Cavour cenni storici. La galleria segreta del castello: fantasia o realtà?

28/02/2020 18:00

 

 

Parte prima

 

di Dario Poggio

Alcuni mesi fa discorrendo con amici torinesi sulle vicende storiche di Cavour, questi mi riferirono di aver letto in un testo, il cui titolo ed autore non ricordavano, dell'esistenza di una antica galleria segreta che collegava il castello sito sulla Rocca di Cavour con la campagna sottostante chiedendomi se avevo maggiori ragguagli sulla reale esistenza della stessa e se questa era ancora in essere e visibile.

Tempo dopo, riflettendo sulla domanda venni alla conclusione che il testo a cui si riferivano gli amici doveva essere quello del noto scrittore e storico Luigi Gramegna che nel suo romanzo “Il Tesoriere del Duca” cita diffusamente la galleria segreta di Cavour.

Secondo il Gramegna, infatti, il cunicolo misterioso esisteva ed aveva, addirittura, due entrate. 

La   prima era in una nascosta e stretta nicchia collocata nel fondo del pozzo della Badia di Santa Maria, mentre la seconda si trovava presso il “Sasso del Gigante” (una misteriosa roccia o lastrone di pietra posta a circa 100 passi dalla locanda dell’Orso Bianco, storica taverna cavourese, situata anticamente sulla costa meridionale della rocca).

 

" Per acceder all’entrata, occorreva far ruotare una pietra / congegno perché il “Sasso del Gigante” si smuovesse lentamente lasciando intravedere una piccola scala di pietra che scendendo conduceva ad un cupo, buio ed umido corridoio…"

 

“da principio il corridoio era basso e stretto, ma tosto si venne alzando ed allargando per modo che si poteva camminar comodamente senza piegar la schiena. Le pareti, la volta, il pavimento erano di sasso... cinquanta, cento, centoottanta scalini…”. 

 

Così narra il Gramegna nel suo romanzo... tuttavia lo scrittore deve aver attinto la sua storia, seppur romanzandola, dagli antichi racconti popolari che da secoli si tramandano sul passaggio segreto cavourese. (per quanto concerne il Sasso del Gigante citato come situato vicino all'entrata della galleria potrebbe essere la famosa e ben nota " Pera d'la Pansa...)   

 

Infatti, tra gli abitanti di Cavour e Bagnolo, da tempi immemori, vi è la diffusa credenza   riguardante una “Galleria” che avrebbe (intorno all’XI / XII secolo) collegato i castelli di queste due località con una possibile, ulteriore diramazione verso l’Abbazia di Santa Maria.

Testimonianze raccolte in passato riferivano che in determinati periodi dell’anno, recandosi sulle alture di Bagnolo o sulla Rocca di Cavour, è possibile distinguere, abbastanza chiaramente, una striscia di erba di colore più chiaro e sfumato stendersi lungo quello che dovrebbe essere il tracciato dell’antica galleria.

Infatti, come sappiamo, la pioggia bagnando i campi penetra in profondità in modo abbastanza uniforme invece, ove vi siano manufatti umani sotto il livello del suolo (tipo lunghe gallerie, muri, strade selciate o antiche fondazioni), l’acqua piovana penetra molto di meno rendendo l’erba in superficie effettivamente meno verde. 

Altro particolare curioso è che in vicinanza e circa a metà percorso di questa striscia di erba più chiara sorge l’antica Torre dei Gossi che alcuni ritengono essere stata una possibile entrata / uscita intermedia.

Alcuni anni fa non diedero alcun esito vari scavi effettuati in diversi periodi da appassionati privati.

Si ribadisce comunque che dai ruderi del castello sulla rocca di Cavour (che nel 1638 subì gravissimi danni a causa di un fulmine che centrò la polveriera) parte effettivamente un breve tratto di galleria interrotto da una frana. Alcuni amici negli anni 60 tentarono di percorre il cunicolo ma furono appunto fermati da una frana che ostruì lo stretto passaggio non permettendo loro di proseguire.

Recentemente poi, a seguito di lavori occasionali eseguiti nelle vicinanze dell’Abbazia, alcuni contadini hanno raccontato a dei miei amici (in via confidenziale e per comprensibili motivi) di avere, in passato, rintracciato ed esplorato un breve tratto di cunicolo anche questo però interrotto da cedimenti e frane.

Molti sostengono che tali ritrovamenti altro non siano che resti di gallerie di “mina o contro mina”

molto usate nel 1600 tuttavia, nel caso di Cavour, il discorso non dovrebbe reggere poiché tali manufatti venivano fatti durante lunghi ed estenuanti assedi (per far saltare le mura difensive dagli assedianti   o per far saltare le postazioni / accampamenti degli assedianti dai difensori) ma, come la storia ci riporta, fatti d’arme di questo tipo non si registrarono in prossimità di Cavour (ne è pensabile che Cavour avesse un pre-esistente sistema di gallerie di “mina” difensive).   

Certo, tali scoperte non sono state effettuate da un gruppo di archeologi / speleologi “ufficiali” ma, a mio parere, sono in buona parte frutto di fantasia per cui sarebbe bello che in futuro ciò avvenisse in modo da far luce sul “mistero del cunicolo”.

D’altra parte, in rapporto all’importanza strategica assunta, almeno per un lungo periodo, dal castello di Cavour si deve dare, almeno come possibile, l’esistenza di una via sotterranea di fuga o di rifornimento.

Studiando attentamente la dislocazione delle poche rovine esistenti si evince come i progettisti originali del maniero, siano stati capaci di sfruttare sapientemente ogni risorsa naturale offerta dal rilievo roccioso della rocca (parti rocciose scoscese ecc..) per renderlo effettivamente inespugnabile.

Il complesso risultante stava cioè di mezzo tra il castello classico e la rocca difensiva naturale.

L’unica possibilità medioevale (prima dell’uso diffuso dell’artiglieria) di impossessarsi di un simile castello era quindi rappresentata da un lungo assedio e dalla resa dei difensori per fame / sete.

Da qui, l’esigenza, quasi scontata, di costruire una possibile via di fuga o per meglio dire una galleria di “rifornimento” segreta, galleria che avrebbe però dovuto perforare parte della Rocca estendendosi anche in parte in pianura, cosa ben difficile da realizzarsi essendo la Rocca molto rocciosa.

 

                                                                                               Dario Poggio

Segue seconda parte nel prossimo numero.

Commenti