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51° FESTA DEL PIEMONTE . RIEVOCAZIONE DELLA BATTAGLIA DELL'ASSIETTA

20/07/2019 10:05

 


" Noi da sì bogioma nen"

Domenica 21 luglio 2019  al mitico Colle dell' Assietta  ( 2500 mt. s.l.m. ) si celebrerà la 51 Festa del Piemonte. 
I piemontesi e tutti gli amici della nostra amata terra si troveranno insieme per  commemorare la storica battaglia del 19 luglio del 1747. 
Certamente, tra gli avvenimenti che precorsero il nostro Risorgimento e per l'importanza che rivestì nelle vicende del piccolo Stato Sabaudo e delle nostre vallate pinerolesi, una delle più gloriose pagine di storia scritte dai soldati piemontesi.   
Il contesto storico / temporale dove si collocarono i fatti dell'Assietta è, di fatto, l'ultima fase della guerra di " Secessione d'Austria".
Carlo Emanuele III° , secondo re di Sardegna ( succeduto al grande Vittorio Amedeo II° ) , aveva all'epoca 46 anni  e non era particolarmente prestante nel fisico
tuttavia fin da quando prese le redini del piccolo stato Sabaudo dimostrò doti imprevedibili d'audacia e  d'intelligenza tanto che tutti i regnanti d'Europa ne furono sbalorditi. 
In questa guerra il piccolo regno piemontese  si era alleato a Maria Teresa d'Austria con il famoso "Trattato Provvisionale "contro Carlo VII (l'Elettore di Baviera  che aspirava al trono d'Austria) , la Francia e la Spagna. 
( Il "Trattato Provvisionale" , capolavoro d'astuzia  politica del primo ministro sabaudo marchese d'Ormea, consentiva al Piemonte di rompere l'alleanza con l'Austria in qualsiasi istante con il solo obbligo di darne avviso due mesi prima all'alleato). 
Dopo gli iniziali favorevoli sviluppi della guerra la situazione bellica era divenuta però assai critica per il Piemonte . 
Infatti tre eserciti nemici stavano contemporaneamente premendo sul piccolo regno : il generale spagnolo Las Minas occupava con numerose truppe la Savoia , il Maresciallo francese conte di 
Bellisle avanzava lungo la costa ligure con l'intento di liberare Genova dall'assedio Austriaco e il cavaliere di Bellisle (fratello del Maresciallo) alla testa di cinquanta battaglioni , venti squadroni di cavalleria e trenta pezzi d'artiglieria si attestava a Mont Dauphin nel Delfinato.
Era questa una posizione strategica defilata  che lasciava il dubbio su quale vallata ( Chisone, Pellice,Varaita, Maira o Stura ) sarebbe stata scelta come  principale direttrice dell'attacco francese per piombare sul Piemonte e Torino.
Le valli piemontesi erano difese all'epoca da imprendibili fortificazioni (  su tutti  i forti di Exilles e Fenestrelle) ma la zona dorsale tra la valle Chisone e quella della Dora era sguarnita di fortezze.
Carlo Emanuele III° pensò quindi di fortificare il contrafforte dell'Assietta in quanto tale località  si prestava particolarmente ad essere difesa qualunque fosse la direttrice d'attacco nemica.  
Il re affidò l'organizzazione delle difese al conte Cacherano di Bricherasio che immediatamente iniziò a predisporre un rapido sistema di fortificazioni costruite con muri a secco , terrapieni e piazzole d'artiglieria  incentrato sul colle dell'Assietta e protetto sul fronte da un  bastione avanzato detto la  " Testa dell'Assietta" e sul fianco da un secondo bastione detto del " Gran Serin" ed un terzo detto " Piano del Grammi". 
I muri a secco costruiti con le pietre locali offrivano una buona protezione contro le artiglierie , anche se certamente non ottimale,  ed inoltre le pietre , non essendo, in maggioranza,  cementate , potevano, all'occasione,  essere scagliate o ribaltate dall'alto contro gli assalitori .
I cannoni erano disposti su piazzole di pietra scoperte ma con delle pesanti travi di legno e gabbioni per riparare i serventi.
Le opere difensive erano tutte collegate tra loro da  profonde trincee che consentivano un passaggio al riparo dai colpi nemici.
Un sistema difensivo sicuramente "provvisorio" ed ancora incompleto  ma comunque  efficace contro nemici che dovevano attaccare allo scoperto ed in salita.
Gran parte di queste opere furono realizzate  in fretta e furia,  in quanto si riteneva l'attacco imminente, dalle popolazioni locali  con il contributo di uomini e materiali anche dei paesi della pianura come ad esempio Cavour da dove partirono numerosi lavoratori per rinforzare le posizioni dell'Assietta e di Fenestrelle.
Intanto, il 14 luglio 1747 giunse a  Torino, con gran clamore,  la notizia che quarantamila uomini comandati dal cavaliere di Bellisle si erano mossi da Mont Dauphin verso Briancon per attaccare il Piemonte .

La mattina del 19 luglio il generale francese avendo avuto notizia, dai suoi informatori, che i piemontesi erano attestati sulla dorsale dell'Assietta e non osando attaccare il munitissimo forte di Fenestrelle si decise per un attacco diretto alle posizioni piemontesi nei punti che  riteneva più vulnerabili. 
Tre colonne francesi ( trentadue battaglioni con tredici pezzi d'artiglieria , in tutto quasi 40.000 uomini)  iniziarono l'offensiva.
Una prima colonna, a destra,  comandata dal generale Villemur puntò sulle difese del Gran Serin , una seconda , al centro,  comandata direttamente dal cavaliere di Bellisle puntò sul bastione " Testa dell'Assietta"  ed una terza colonna, più a sinistra, guidata dal generale De Mailly , aveva  compiti di supporto e di aggiramento. 
Ad attendere l'attacco francese vi erano 13 battaglioni  piemontesi  ( tra le cui file molti valdesi )  e 4 battaglioni  di soldati austriaci dislocati sulle varie fortificazioni difensive;  in tutto 7400 uomini. 
La migliore gioventù piemontese e savoiarda attendeva stoicamente il nemico decisa a non mollare neppure un metro ben sapendo che all'Assietta si sarebbero decise  le sorti del Piemonte.
I soldati piemontesi , seppur assai inferiori di numero, erano calmi e fiduciosi di poter resistere al prevedibile , terribile attacco nemico contando sulla loro posizione dominante e sul fatto che i francesi dovevano attaccare allo scoperto e soprattutto con gran fatica in quanto l'altura ed il terreno impervio su cui dovevano  muoversi non li avrebbe sicuramente agevolati.
Per contro,  i francesi giudicavano le opere difensive piemontesi scarse ed inadeguate a proteggere i difensori ed a fermare un loro deciso assalto. Contavano quindi con un solo attacco all'arma bianca  di spazzare via i piemontesi  ed i loro alleati gli austriaci aprendosi la strada  per la conquista di Torino e del Piemonte .
La  tenaglia bastionata detta " Testa dell'Assietta", punto nevralgico di tutta la difesa piemontese,  era presidiata dal reggimento dei "Granatieri della Guardia"  comandata dal giovane Ten. Col. Paolo Federico di San Sebastiano.
Allo squillo delle trombe  ed al rullo dei tamburi il cavaliere di Bellisle mosse i suoi battaglioni a ranghi serrati  e baionette innastate verso le difese piemontesi  convinto che queste non avessero alcun pezzo d'artiglieria.  
I piemontesi lasciarono avvicinare il nemico in silenzio... ma quando le colonne francesi furono a pochi passi dalle ridotte aprirono un terribile  fuoco di mitraglia facendo strage del nemico e procurando  profonde voragini nelle loro file che tentennarono e si bloccarono momentaneamente.
Il Bellisle, nonostante che il terreno fosse ricoperto di centinaia di morti e di feriti urlanti,  rincuorò i suoi, ricompose le fila e lanciò l'attacco finale alla baionetta.   
Terribile fu lo scontro, alterne le fasi della battaglia  che durò l'intera giornata , tutti i soldati piemontesi e gli alleati Austriaci si batterono da eroi contro un nemico enormemente più numeroso. In particolare alla " Testa dell'Assietta "   i Granatieri della Guardia ed il conte di San Sebastiano si coprirono di gloria.
Famosa la frase pronunciata dal giovane conte di San Sebastiano il quale ,  rimasto solo a difendere la posizione con pochi soldati  ( che avevano  esaurite le munizioni e si battevano ormai solo con le baionette e con i sassi )  all' ordine di ripiegare e di raggiungerlo al Gran Serin datogli dal comandante generale  Cacherano di Bricherasio , per tre volte rifiutò, rispondendo :
" Noi da si bogioma nen"
Ovunque la resistenza piemontese si dimostrò eroica ed insuperabile  ed il comandante  francese  cavaliere di Bellisle , ripetutamente colpito, morì da eroe innalzando la propria Bandiera. 
I francesi, perso il loro generale,  dopo svariati ulteriori ed inutili attacchi ripiegarono ovunque disordinatamente.
Anche nelle altre direzioni d'attacco ed in particolare al Gran Serin lo scontro fu violentissimo.
In particolare le milizie Valdesi ed i volontari di Pragelato che lo difendevano dettero prova di grandissimo valore respingendo il nemico e costringendo il generale francese Villermur alla definitiva ritirata.
Le perdite francesi alla battaglia dell' Assietta furono disastrose ( cinquemilatrecento soldati, quattrocentotrenta ufficiali tra cui due generali, cinque  brigadieri e nove colonnelli ).
Si diceva che tutte le  famiglie nobili francesi ( e non solo,... ovviamente )  fossero colpite da lutti.
Le perdite piemontesi furono invece contenute ed assommarono in tutto a 219 uomini tra soldati ed ufficiali. 
Questo epico scontro chiamato anche " La battaglia del Piemonte"cambiò le sorti della storia della nostra regione e dell'Italia e consacrò il piccolo Stato Sabaudo tra le "potenze militari"  dell'epoca PS: (  Si racconta che Federico II di Prussia ebbe a dire che se fosse stato lui re di Sardegna, disponendo di soldati così valorosi, non avrebbe tardato molto a diventare re d'Italia ).

Dario  Poggio

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