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“Abbiamo comprato una libreria”. La scrittrice Petra Hartlieb

25/05/2019 9:00

“Abbiamo comprato una libreria”. La scrittrice Petra Hartlieb si confronta al Salone del Libro con Beatrice Dorigo (libreria “La gang del pensiero” in corso Telesio a Torino) e Sara Lanfranco (libreria “Therese” in corso Belgio). Chiara Trevisan (“la lettrice vis-à-vis”) legge alcuni passi del libro edito da Lindau, “La mia meravigliosa libreria” (2019, edizione originale del 2014). «Seguendo un'idea folle, abbiamo acquistato una libreria». Durante una vacanza a Vienna, «abbiamo dato un'occhiata a un immobile vuoto». Petra e Oliver abitavano ad Amburgo, «siamo stati travolti da una decisione irresponsabile, abbiamo fatto un'offerta per una libreria». L'inizio dell'avventura risale a quindici anni fa, ora hanno aperto una seconda sede e contano tredici collaboratori, «un'azienda vera e propria».

Sara Lanfranco domanda quali siano stati i loro pensieri «guardando quelle vetrine che poi sarebbero state le vostre». Invita la scrittrice a soppesare il sogno con «la fatica, la ristrutturazione, i conti». Petra confessa di non essersi resa ben conto allora di quanto le stava capitando, hanno telefonato ad un avvocato per capire se potessero ancora cambiare idea. La clausola era vincolante, semmai avrebbero potuto vendere. Un amico li ha finanziati, ci hanno ragionato su e hanno pensato di aprire per Natale, quando chi vende libri vende di più; c'erano «sei settimane per trasformare un immobile polveroso in una libreria accettabile». Da adulta, si è ritrovata nel bel mezzo del gioco del negozio che faceva da bambina. “Bea” Dorigo ha aperto la prima libreria a ventisei anni, «un gesto sconsiderato, incosciente». Dopo sette anni, i conti non tornavano ma ha incontrato Andrea con «una libreria solida e radicata nel territorio» che stava cercando qualcuno con cui lavorare. Sara lavorava nella libreria di un amico e si è trovata ad essere venduta insieme agli scaffali! «Noi lavoriamo in due, tre persene. Tu e Oliver vi siete moltiplicati!». «L'ubicazione della libreria è importante», spiega la scrittrice. «La libreria si trova verso la periferia, in una strada commerciale con un buon traffico di gente. Sono per lo più persone colte che leggono molto. Questo ci ha aiutato!». La scommessa consisteva nel trasformare una libreria piccola, polverosa in una libreria grande, funzionale, “cool”; «anche persone giovani vengono da noi e non scelgono di ordinare su Amazon, preferiscono noi al virtuale». Quanto alla selezione del personale, avviene «a pelle, beviamo un caffé insieme e decidiamo. Siamo come una grande famiglia, non c'è un capo che decida come creare una colonna di libri o ordinare i libri negli scaffali. Se ne accorgono anche i nostri clienti».

Per la seconda libreria dove c'è un ampio reparto di libri in italiano, ha assunto Silvia (anch'essa presente in Sala Internazionale al Salone). Viene da Brescia, «lavora con passione, vive il suo sogno di aprire una libreria». Ma il sogno può trasformarsi in incubo, sotto Natale si lavora fino alle due di notte, non si riesce a dormire, talvolta sembra non esserci una via d'uscita. Beatrice nota come «lavorando col pubblico, ci sia una stanchezza particolare». Eppure, «i clienti restano il cuore della libreria». Petra racconta di conoscere tutti i nomi dei nipoti di una signora più che centenaria, a Natale e Pasqua sceglie per lei i libri da regalare. Molti giovani sono stati educati bene, sono stati portati in libreria sin da piccoli, «a quattordici anni, pieni di brufoli, hanno difficoltà a mettere i piedi in una libreria». Ma trovano il coraggio di farlo, sanno che c'è chi si occupa di loro, un collaboratore esperto in fantasy. Sara nota una somiglianza tra la sua libreria e quella di Petra, la presenza di una scala, «è più comodo vivere sopra la libreria o fa parte dell'incubo?». Petra rassicura gli astanti, la scala che collegava casa sua con la libreria è stata smontata tre, quattro anni fa. Serviva quando doveva tenere d'occhio la figlia piccola. «Per i bimbi è stata una cosa fantastica», quando ospitavano degli amici, «indossati i pigiami, scendevano per scegliere il libro preferito». L'indomabile Petra riusciva a quei tempi a seguire anche la cottura del pollo arrosto!

Beatrice chiede se la scuola per librai sia fondamentale per affrontare la professione, «quali sono i miti da sfatare?» Non si può certo leggere tutto il giorno se si ha un negozio da gestire! Petra conferma che si tratta di un mestiere duro, è difficile lavorarci tutti i giorni. «Le persone vengono in libreria se c'è un libraio competente che ti sa consigliare, sa chi è Goethe, in quale guida di viaggio trovare un certo paesaggio. Non basta più essere gentili, occorre dare consulenze appropriate». In Austria è in vigore una legge sulla determinazione del prezzo. «E' vietato praticare gli sconti, i libri costano ovunque lo stesso». Chiara Trevisan legge un aneddoto che spesso Petra cita nelle presentazioni del suo libro. Una signora che lavora nel sociale chiede un libro che non la deprima. Petra le consiglia un romanzo che la sta appassionando. Quando finisce di leggerlo, si precipita ad inviarle un sms  per non farle proseguire la lettura, «non c'è lieto fine!». Laconica la risposta della cliente, “Troppo tardi!”.

«Sono conosciuta nella sfera culturale viennese. Quando tengo un banchetto di libri e mi trascino le borse pesanti, il relatore che magari poco prima mi aveva parlato di filosofia, di politica non mi saluta nemmeno!». Talvolta la gente pensa che in quelle occasioni «i libri vengano dati in regalo per promuovere l'autore e il libraio li deve difendere con le mani, coi denti». Sara nota come la scrittrice curi le diverse sezioni di una rivista, «come raccontate il vostro lavoro?». Petra risponde con un'iniezione di entusiasmo, «bisogna smettere di lamentarci, non dobbiamo sempre piangerci addosso. E' un settore “cool”, occorre passare un messaggio positivo». Quando si dice di svolgere questa professione, la gente ha un atteggiamento compassionevole, del tipo «poverina, ce la fai? Posso aiutarti?». E' vero che internet cresce, che si legge sempre di meno ma «occorre inventare iniziative buone, costruttive». Ha pubblicato quindici numeri della rivista, i contenuti sono “farina del nostro sacco”. Gli eventi organizzati non sono solo presentazioni di libri. Ci si trova per fare amicizia, «hai dieci minuti per presentare il tuo libro preferito». Anche gli adulti partecipano a serate dedicate a Harry Potter. «Diamo in locazione la libreria di sera per bere un bicchier di vino a lume di candela!».

 

Piergiacomo Oderda

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