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“Insegnante religione chiamato a promuovere,sostenere una scuola come comunità educante”

17/05/2019 8:15

Arrivo trafelato al Santo Volto per l’incontro con gli insegnanti di religione e colgo l’arcivescovo nell’atto di dare gli ultimi ritocchi al suo discorso. “L’insegnante di religione è una persona chiamata a promuovere e sostenere una scuola come comunità educante”. “Sul terreno della qualità della proposta formativa ed educativa si gioca il futuro della scuola”. “Alla comunità educante come soggetto responsabile della scuola compete un costante discernimento”, di fronte ai rapidi cambiamenti culturali in corso. “Rispetto e servizio alla piena e integrale formazione umana” è richiesta dallla visione personalistica propria della cultura cristiana. Cesare Nosiglia propone l’immagine del “fare la strada insieme” con minori “attivi e protagonisti”, capaci di “sollecitare gli adulti a interrogarsi” sul compito educativo. Più volte torna a quel “Gesù, chiamato maestro” che “esercitava un insegnamento vero e proprio con parabole”.

“La qualità dell’educazione nella scuola non è questione solo di competenze, metodologie pur necessarie. Non è questione di tecnica ma di testimonianza dei valori vissuti dall’insegnante, la capacità di ascoltare il mondo ricco di ogni alunno. Ogni alunno ha bisogno di essere amato e di amare”. “Comunicare all’alunno non solo ciò che si sa ma ciò che si è. Un buon docente sa che l’allievo impara più per empatia che con il ragionamento”. L’arcivescovo di Torino propone la vocazione specifica dell’insegnante di religione (idr), “il lavoro di formarsi e qualificarsi sul piano culturale e pedagogico resta primario ma è necessario altrettanto sforzo per rimotivarsi e sostenersi nella specifica coscienza professionale, la dimensione vocazionale”. Ogni docente, tanto più se di religione, è chiamato ad ispirarsi ai valori evangelici di gratuità, “fare del proprio insegnamento una risposta gioiosa e piena” al dono di Dio. “Ci vuole un sostegno spirituale di cui il docente di religione ha bisogno per svolgere il servizio per una piena promozione della persona dell’alunno”. Nosiglia parla nei termini di “servizio, ministerialità”; la comunità credente “deve continuare ad essere fonte del dono, di corresponsabilità”. Ogni scuola è situata in un territorio che vede al contempo la presenza della comunità cristiana, di associazioni, “di comunità laiche dove i giovani si incontrano”. Da qui nasce la necessità di un “coordinamento educativo, gli educatori devono incontrarsi, conoscersi, stimarsi”, costituire “un’alleanza educativa di persone che hanno a che fare con le nuove generazioni”. Cita in tal senso papa Benedetto XVI. Si accalora, “mai un educatore o una comunità educante deve pensare di aver concluso il proprio lavoro”. “I docenti di religione svolgono una funzione di ponte, di costruttori di ponti tra scuola, famiglia e comunità”. Nell’esortazione apostolica “Christus vivit”, si attesta l’attenzione particolare della comunità cristiana verso la scuola, “una delle realtà più efficaci e concrete di educazione e formazione della persona”. L’arcivescovo è stato presidente di un ente che raccoglie le scuole cattoliche nel mondo (“sessanta milioni di alunni specie nel mondo più povero”). “Le scuole oggi devono affrontare i cambiamenti in corso non chiudendosi dentro se stesse come in un bunker, espressione caricaturale di autoreferenzialità”. “Quest’immagine di bunker riflette in modo provocatorio ciò che sperimentano molti giovani. Al momento di uscire da scuola trovano un’insormontabile discrepanza tra ciò che hanno appreso e il mondo in cui si trovano a vivere”. “Una delle gioie più grandi dell’insegnante educatore è l’allievo che si è costituito come persona responsabile, indipendente, forte, integrata, protagonista”. Un ulteriore aspetto è il docente di religione come “uomo di sintesi tra fede e cultura”. Richiama un’espressione tratta dall’enciclica “Redemptor hominis” di san Giovanni Paolo II, “la via della Chiesa è l’uomo perché la via dell’uomo è Cristo”. L’Idr “agisce sul crinale complesso ma affascinante del rapporto tra fede e cultura, tra chiesa e mondo”. Ricorda ancora le parole di papa Francesco al convegno di Firenze del 2015 sul nuovo umanesimo. “Cristo è il nuovo umanesimo, il docente richiama la persona di Cristo con la convinzione interiore del cuore”. “La ricerca della verità conduce a comprendere l’identità di una persona, non disgiunta dalla responsabilità verso l’altro”. “La centralità di Cristo e dell’uomo può promuovere incontro e dialogo con tutte le culture, le esperienze umane e religiose di cui gli alunni sono promotori”. Da “Christus vivit”: “non si può separare nell’azione educativa e formativa l’aspetto culturale da quello spirituale”. “I ragazzi sono ammaliati da modelli di vita banali, dal successo a basso costo”, l’Idr ha un ruolo importante nel “suscitare domande di fondo, di ricerca di senso”. Il riferimento a Maria che “conservava nel cuore tutte le cose che capitavano meditandole”, secondo l’evangelista Luca, permette di intravvedere quanto manca nella società. “Le esperienze sono tutte valide”, lo “zapping” televisivo permette con un “click” di passare “dalla visione bella, positiva dell’intrattenimento alla guerra, la violenza”. Il papa invita ad “affrontare con competenza, capacità di entrarci dentro, apprezzamento” i media, “le nuove vie digitali che incidono sempre più nella cultura dei giovani”. Cita l’applauso “faraonico” di trecento ragazzi di una scuola media, scattato alla domanda “cosa ne pensa dei social network?”. E’ in atto “una migrazione digitale” che porta ad un “distacco dalla famiglia, dal mondo adulto”, è una sfida “far interagire il mondo reale con quello virtuale”.

Ancora una citazione per concludere, stavolta tratta da un filosofo, “ciò che ereditiamo non è preceduto da nessun testamento”. Le generazioni più giovani “dispongono di un retaggio grandissimo dal punto di vista culturale, sociale, morale”. Manca la consapevolezza di chi ne sia l’autore. “Ciò che hai ricevuto dai padri, lo devi conquistare”. E’ un compito da affrontare con serietà e determinazione”. Una sfida è “far comprendere che il mondo non inizia da loro ma è a loro affidato come un patrimonio che va interiorizzato e rinnovato”. Cita ancora Holderlin, “Dio ha fatto il mondo come il mare ha fatto la riva, ritirandosi”. Ciò vale per ogni educatore, indicare la via alla stregua di Giovanni Battista per poi “ritirarsi e lasciar spazio alla responsabilizzazione della persona chiamata”.

In sei, sette anni, l’arcivescovo ha visitato 350 parrocchie e un totale di 1200 scuole, “talvolta cinque, sei, sette nella stessa mattinata”. Ringrazia per l’accoglienza ricevuta così come per l’impegno dimostrato nel sostenere la settimana dalla scuola e dell’università. Tredici  mila chili di cibo si sono raccolti nell’iniziativa “Pane nostro” che ha coinvolto per ora la scuola primaria; l’iniziativa si allargherà nei prossimi anni agli altri ordini di scuola. Infine ringrazia l’Ufficio scuola.

Don Germano Galvagno, direttore dell’Issr, ha presentato i corsi di aggiornamento, l’Istituo ha un accreditamento diretto per il Ministero come ente formatore. Temi che si affronteranno: il rapporto scienza/fede, le religioni a scuola, come valorizzare la narrazione per i più piccoli, etica e dialogo con i giovani, i Salmi, lo Shabat, morali laiche e cristiane a confronto, Bibbia e arte, il parlare in parabole, la liturgia e il canto.

La Settimana della scuola e dell’università si svolgerà dal 20 al 25 ottobre. Il tema si origina dal Documento Finale del sinodo dei giovani, “l’educazione cerca di usare tutto, discipline scolastiche, arte, musica, sport per aiutare i ragazzi a individuare i loro talenti e a metterli a servizio per il bene del mondo”. Il titolo sarà “Un talento per tutti”. Quanto al sottotitolo si prende spunto da uno scritto di D’Avenia in cui critica la tendenza a introdurre nella scuola test standardizzati piuttosto che far fiorire l’unicità. La “slide” proposta da don Roberto Gottado recita, “alla scoperta della propria unicità da portare nel mondo. Relazione, inclusione, servizio”. Il 28 settembre infine si proporrà un incontro sul tema della motivazione in classe, sia dal punto di vista degli studenti che dei docenti.

 

Piergiacomo Oderda

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